Che cosa è l’ascite neoplastica?
L’ascite neoplastica è rappresentata da un abnorme aumento del liquido endoperitonealae, fino a raggiungere quantità di 8-10 litri, nel cui contesto galleggiano milioni di cellule tumorali.
Questa enorme produzione di liquido è sostenuta fondamentalmente da due fattori:
- - dalla iperproduzione di liquido peritoneale da parte delle cellule peritoneali irritate dalla presenza dagli impianti carcinomatosi peritoneali
- - dalla produzione di siero e mucina da parte delle cellule tumorali che fanno parte degli impianti carcinomatosi
Quali sono le conseguenze della formazione della carcinosi e dell’ascite? Quale la sua evoluzione?
La presenza degli impianti carcinomatosi e dell’ascite, quanto più assumono proporzioni rilevanti, tanto più comportano la comparsa di sintomi che compromettono lo stato di salute dell’individuo fino a causarne il decesso, se non adeguatamente trattati.
Il movente fondamentale dei disturbi è rappresentato dall’aumento della pressione endoaddominale, dovuta alla progressiva occupazione di spazio sia da parte delle masse di carcinosi che dalla presenza dell’ascite.
Progressivamente i visceri endoaddominali vengono compressi e il normale transito all’interno dell’intestino ne risulta impedito, con la comparsa infine del quadro di occlusione intestinale.
Quando gli impianti carcinomatosi infiltrano non soltanto in superficie, ma anche in profondità il peritoneo e i visceri che esso riveste, il quadro dell’occlusione si manifesta con maggiore velocità e gravità.
Il mancato transito del contenuto intestinale, rappresentato da gas e feci, provoca vomito, distensione addominale, dolori crampiformi, perdita progressiva di liquidi con progressiva contrazione delle diuresi e comparsa di insufficienza renale, difficoltà respiratorie ingravescenti; stato questo che se non adeguatamente corretto porta fatalmente al decesso.
Per molti tumori, che si manifestano con carcinomatosi e ascite, si verifica che la malattia neoplastica rimanga confinata nella cavità addomino-pelvica anche per molti mesi se non addirittura anni, senza una particolare tendenza a dare origine a metastasi a distanza come si verifica normalmente per la maggior parte dei tumori maligni.
In altre parole si può verificare che per lungo tempo il tumore tenda a diffondersi sempre più nella cavità addominale sotto forma di carcinosi, ma senza provocare la formazioni di tumori secondari (metastasi) in altri distretti quali ad esempio metastasi al fegato, al polmone , alle ossa, al cervello.
Per questo motivo sono state messe in atto strategie terapeutiche che mirano a colpire la malattia quando ancora rimane confinata alla cavità addomino-pelvica, pur trattandosi di forme di diffusione gravi e di difficile trattamento, che fino a poco tempo fa erano ritenute suscettibili esclusivamente di trattamenti palliativi e non radicali.