Fausto Catena si laurea in Medicina e Chirurgia all’Università di Bologna nel 1995 e si specializza in Chirurgia Generale sempre all’Università di Bologna nel 2000.
Dal 2001 al 2011 è stato dirigente medico di Chirurgia Generale, d’Urgenza e dei Trapianti al Policlinico S Orsola – Malpighi, dove ha un incarico di alta specializzazione per la gestione del trapianto di rene.
Dal gennaio 2012 è direttore dell’unità operativa di Chirurgia d’Urgenza dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma. Catena è esperto di chirurgia d’urgenza e del trauma, chirurgia oncologica, chirurgia dei sarcomi e carcinosi, chirurgia mininvasiva, chirurgia colo rettale, trapianto di rene, e chirurgia della parete addominale. Nel corso della sua attività, ha eseguito oltre 3000 interventi di alta e media chirurgia generale.
L’attività di ricerca scientifica si focalizza sulla chirurgia d’urgenza(colecistite acuta, aderenze, trauma, infezioni intraddominali), trapianto di rene (conservazione del graft), chirurgia oncologica (GIST e carcinosi- HIPEC), chirurgia colorettale (cancro del colon retto in elezione e urgenza) e chirurgia della parete addominale (protesi biologiche).
E’ autore di oltre 600 pubblicazioni scientifiche, 14 capitoli di libro, una monografia sulle aderenze addominali, un manuale di chirurgia d’urgenza tradotto in più lingue ed un trauma book di due volumi. Ha partecipato ad oltre 250 eventi scientifici nazionali ed internazionali come uditore, a 36 corsi di perfezionamento come discente, a 48 corsi come docente, a 115 congressi come invited speaker e 59 congressi come chairman.
Ha organizzato 56 eventi scientifici.
E’ stato estensore di 3 linee guida internazionali; vincitore di 17 premi e riconoscimenti scientifici nazionali e internazionali. Nel 2010 riceve il premio del Presidente della Repubblica come migliore giovane chirurgo 2010. Nel 2006 fonda e dirige il World Journal of Emergency Surgery, e collabora come editor con altre 15 riviste internazionali di chirurgia.
E’ stato Presidente della Societá Polispecialistica Italiana dei Giovani Chirurghi, è General Secretary della World Society of Emergency Surgery. Dal 2012 è Fellow del Royal College of Surgeons UK. E’ stato professore a contratto della Scuola di Specializzazione in Chirurgia Generale e della Scuola di Specializzazione in Ortopedia e Traumatologia dell’Università di Bologna.
Il peritoneo è il rivestimento delle pareti della cavità addominale e della pelvi: esso crea un contenitore in cui vi sono i visceri addominali e pelvici: milza, fegato, intestino, stomaco, utero e ovaie.
E’ un sottile foglietto di tessuto che le pareti della cavità addominale (peritoneo parietale) ed i visceri stessi (peritoneo viscerale).
Tutti i tumori degli organi addominali aumentando di volume possono dare diffusione di cellule nel peritoneo e quindi carcinosi.
I principali tumori che danno principalmente origine alla carcinosi sono rappresentati da tumore dell’ovaio, tumore colon/ retto, tumore dell’appendice, tumori dello stomaco.
Vi sono anche tumori che nascono proprio dal peritoneo che sono il mesotelioma ed il pseudomixoma principalmente.
Le cellule tumorali che colonizzano il peritoneo creano la carcinosi: progressivamente questo processo va avanti e diffondendosi comincia ad esserci la produzione di liquido endoaddominale, la cosiddetta ascite neoplastica.
Carcinosi ed ascite con il progressivo aggravamento sono causa di un quadro clinico e relativa sintomatologia. Come tutte le malattie neoplastica maligne, se non trattate, la progressiva ingravescenza porta a morte.
L’intestino risulta progressivamente bloccato dal tessuto solido tumorale causando sub occlusioni ed occlusioni.
L’occlusione intestinale si può manifestare con il vomito, dolori addominali, mancata canalizzazione.
Non necessariamente la carcinosi è associata alla presenza di secondarismi a distanza della malattia neoplastica (metastasi a fegato, ossa, polmoni)
La chirurgia citoriduttiva con chemioipertermia intraperitoneale consiste in una fase chirurgica che prevede l’asportazione di tutta la malattia macroscopicamente evidente ed una seconda fase, sempre intraoperatoria, in cui l’addome viene perfuso con una soluzione ad alta temperatura contenente chemioterapici per poter distruggere l’eventuale residuo microscopico.
Il paradigma è quindi cambiato: la carcinosi risulta trattabile con la chirurgia citoriduttiva adiuvante alla chemioterapia e la chemioterapia adiuvante alla chirurgia citoriduttiva.
L’intervento di chirurgia citoriduttiva per carcinosi peritoneale prevede l’asportazione del peritoneo parietale che riveste parete addominale, pelvi e i diaframmi interessato dalla malattia e dei visceri parimenti coinvolti (milza, segmenti intestino tenue, colon, retto, utero, annessi). Nessuno degli organi asportati è chiaramente essenziale per la sopravvivenza.
Lo scopo ultimo è arrivare al residuo macroscopico zero di malattia.
In certi casi si riesce ad ottenere solo una citoriduzione parziale lasciando un residuo macroscopico di malattia (debulking): tale procedura può essere ugualmente utile perché consente alla chemioterapia sistemica di agire su un minor residuo di malattia.
La chemioipertermia intraperitoneale è la chemioterapia intraddominale in una soluzione a temperatura elevata (41°- 42°) effettuata al termine dell’intervento chirurgico
Questo liquido circola dell’addome per circa 90 minuti attraverso dei tubi (drenaggi addominali) che creano un circuito azionato da una macchina simile a quelle utilizzate per la circolazione extracorporea.
Questo lavaggio addominale consente di cancellare il residuo microscopico (le cellule) e potenzialmente di sterilizzare completamente dalla neoplasia la cavità addominale.
In tale modo la citoriduzione è quanto più completa possibile ed il paziente può ricominciare da zero nella sua “battaglia” contro la neoplasia.
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